Per la prima volta nella storia lo stato, ovvero il creditore, ha fatto tutto il possibile per ridurre il il credito da riscuotere. Un generale della Guardia di Finanza che ha finito di lavorare da pochi mesi per la Gat, ovvero il nucleo speciale antifrode che per anni ha lavorato sull’inchiesta sull’evasione fiscale dei concessionari di gioco d’azzardo. Qualche settimana dopo la conclusione dell0investigazione sono stato destinato a frequentare, sarà stato un caso, un corso di perfezionamento. Così, dopo 37 anni, si è spogliato per sempre della sua divisa grigioverde. Non senza polemiche. Cosa scoprì la vostra inchiesta sui gestori degli apparecchi per scommesse? Qual era il meccanismo che consentiva di sottrarre gli incassi delle giocate dalla base imponibile dei gestori?
La mancanza di un collegamento vanificava le regole secondo le quali il totale delle giocate doveva diventare per il 75% montepremi per i giocatori gioco d’azzardo più fortunati, circa il 12% costituire imposta e il restante 13% rappresentare introito per le società concessionarie, i gestori delle slot, gli esercenti pubblici e in piccola parte l’Amministrazione dei Monopoli. Come si arrivò a determinare l’ammontare di quanto evaso? Una volta che è stato ricostruito l’assetto tecnologico negli anni di interesse attentamente per l’inchiesta e che sono stati incrociati i dati forniti dall’anagrafe dei tributi, si è potuto dire quali apparati fossero stati scollegati, quando e per quanto tempo. Poi è statopreso in considerazione il contratto stipulato dai Monopoli con le società concessionarie e si sono applicate le penali previste per il mancato rispetto dell’accordo preso.
Un’operazione aritmetica e non una proiezione algebrica. Un’operazione non riguardante multe cervellotiche, ma basata su un importo ritenuto congruo da entrambi i contraenti all’atto della sottoscrizione. Un’operazione che ha superato i 90 miliardi di euro di debito nei confronti dello Stato. Ci sono state omissioni da parte di chi avrebbe dovuto svolgere i controlli? Se i Monopoli avessero preteso il pagamento delle penali fin dal manifestarsi delle irregolarità non si sarebbero raggiunte cifre iperboliche e i concessionari sarebbero stati costretti ad uniformarsi a quanto loro stessi avevano convenuto. Erano previsti interventi sulle fideiussioni prestate e persino la revoca della concessione per i casi più gravi. Probabilmente qualcuno ha temuto che un’azione repressiva gioco d’azzardo potesse intralciare il gettito che il gioco d’azzardo garantisce comunque all’Erario.
E dopo i vostri accertamenti cosa avete scoperto? A seguito degli addebiti della procura della corte dei conti è iniziata una corsa per scongiurare il pagamento delle somme inflitte. Si è parlato di cifre improponibili, e si è fatto riferimento a multe. Erano semplicemente delle penali concordate dai contraenti su entrambi i fronti rappresentati da persone responsabili e in piena capacità di intendere e di volete. Nella primavera scorsa le società concessionarie di gioco d’azzardo e alcuni dirigenti dei Monopoli sono stati condannati al pagamento di complessivi 2 miliardi e 700 milioni di euro, poca cosa rispetto quel che si era quantificato: tutte le interpretazioni contrattuali e tecniche erano andate a favore di chi non aveva rispettato o non aveva fatto rispettare il fin troppo chiaro contratto di concessione.