Interessantissimo l’articolo di un lettore di punto-informatico.it che ha scoperto come nelle università e perfino negli uffici della Pubblica Amministrazione non siano attivi i filtri che bloccano l’accesso ai siti di scommesse online. Siamo matti? No, continuate a leggere
Riportiamo la email integrale apparsa su punto-informatico.it
Scrive Orlin Velinov: “Caro PI, in un recente articolo si parlava di una lista di siti web, quasi tutti dedicati a scommesse e giochi d’azzardo, per i quali lo Stato obbliga i provider a bloccare l’accesso.
Da bravo “smanettone” ho subito provato con la mia Adsl Alice ed effettivamente al posto del sito appare un avviso molto chiaro. Giusto per essere sicuro ho telefonato ad un paio di amici che usano le Adsl rispettivamente di Tiscali e Fastweb, con lo stesso risultato. Bene: i provider rispettano la legge.
Il giorno dopo ho voluto provare nel mio Ateneo (Università di Genova) e… Sorpresa! Tutti i siti si aprono e fruiscono senza il minimo problema, chi gestisce la rete non si è curato di operare gli opportuni blocchi. Continuo la mia indagine e scopro, senza troppa sorpresa, che i siti “proibiti” non sono tali neppure in alcuni uffici della Pubblica Amministrazione, dove lavorano amici o parenti di amici (per fortuna il mio social network è abbastanza esteso) e che ho potuto verificare.
Mi chiedo come puo’ lo Stato in un paese democratico proibire ed inibire attività di privati cittadini, attività che poi lascia tranquillamente svolgere all’interno delle proprie strutture. È un po’ come se qualcuno aprisse un piccolo Casinò nel palazzo di qualche ufficio della PA e nessuno dicesse nulla.”
Non siamo sorpresi dalle dichiarazioni del lettore, altrimenti come credete passino il tempo gli impiegati della PA? Complimenti ancora all’Aams e al lettore di punto-informatico.it per aver scovato la magagna.